Prestiti
Elenco cattivi pagatori
Elenco cattivi pagatori
Essere segnalati all’interno di un elenco di cattivi pagatori significa incontrare molte difficoltà nella richiesta di un finanziamento: la banca infatti consulterà questo registro per controllare l’affidabilità creditizia del richiedente e, nel caso il suo nome sia evidenziato per qualche problema di rimborso o insolvenza, potrebbe anche decidere di non concedere il prestito. Per questo motivo, si sono diffusi finanziamenti specifici per i cattivi pagatori. Tuttavia, avere alle spalle una storia creditizia stabile è sempre preferibile, per evitare situazioni di emergenza. Cosa sono dunque le liste dei cattivi pagatori e come se ne può uscire?
Il registro dei cattivi pagatori è solitamente gestito da una Centrale Rischi, un gruppo privato che si specializza in questo settore. In Italia, il più conosciuto è il CRIF, tanto che la segnalazione al CRIF è diventato sinonimo di registrazione in quanto cattivo pagatore. Non è esattamente così, come abbiamo spiegato in questa presentazione del gruppo. Comunque esistono anche altri elenchi, come quelli gestiti da Experian Cerved Information Service e CTC (Consorzio Tutela del Credito), che funzionano però in modo simile. Prenderemo dunque il registro CRIF come esempio.
La segnalazione nella lista dei cattivi pagatori avviene automaticamente, a differenza di quanto accade per le informazioni positive (che registrano la regolarità dei pagamenti), per cui invece è richiesta l’autorizzazione esplicita, ed è disponibile una procedura di modifica e aggiornamento dei dati non corretti. Chi invece incontra difficoltà nei pagamenti verrà segnalato: cambiano però modalità e tempi a seconda della gravità della situazione.
Il primo ritardo, che può riguardare al massimo 1 o 2 rate consecutive non pagate in tempo, può anche non avere conseguenze così negative: in questo caso infatti la banca è obbligata a comunicare al cliente la segnalazione 15 giorni prima che questa avvenga. In questo lasso di tempo, il consumatore potrà così regolarizzare la propria posizione, saldando il debito, e la segnalazione non sarà completata. Se invece le rate non saranno rimborsate, si verrà registrati nella lista, ma le informazioni saranno conservate solo 12 mesi, sempre che i pagamenti in quel periodo tornino regolari.
Il sistema prevede che più grave è il ritardo nei pagamenti, più lungo sarà il periodo di permanenza nel registro dei cattivi pagatori e quindi il tempo in cui si incontreranno difficoltà a ottenere nuovi prestiti. Così, se il ritardo nei pagamenti si protrae per 3 o più rate, la registrazione nell’elenco durerà per 24 mesi. Il caso più grave riguarda il mancato rimborso del finanziamento o ritardi davvero eccessivi: si raggiungono così i 36 mesi di permanenza nell’elenco dei cattivi pagatori, a partire dalla data in cui si sarebbe dovuto estinguere il prestito, il periodo più lungo possibile.
Il registro dei cattivi pagatori è solitamente gestito da una Centrale Rischi, un gruppo privato che si specializza in questo settore. In Italia, il più conosciuto è il CRIF, tanto che la segnalazione al CRIF è diventato sinonimo di registrazione in quanto cattivo pagatore. Non è esattamente così, come abbiamo spiegato in questa presentazione del gruppo. Comunque esistono anche altri elenchi, come quelli gestiti da Experian Cerved Information Service e CTC (Consorzio Tutela del Credito), che funzionano però in modo simile. Prenderemo dunque il registro CRIF come esempio.
La segnalazione nella lista dei cattivi pagatori avviene automaticamente, a differenza di quanto accade per le informazioni positive (che registrano la regolarità dei pagamenti), per cui invece è richiesta l’autorizzazione esplicita, ed è disponibile una procedura di modifica e aggiornamento dei dati non corretti. Chi invece incontra difficoltà nei pagamenti verrà segnalato: cambiano però modalità e tempi a seconda della gravità della situazione.
Il primo ritardo, che può riguardare al massimo 1 o 2 rate consecutive non pagate in tempo, può anche non avere conseguenze così negative: in questo caso infatti la banca è obbligata a comunicare al cliente la segnalazione 15 giorni prima che questa avvenga. In questo lasso di tempo, il consumatore potrà così regolarizzare la propria posizione, saldando il debito, e la segnalazione non sarà completata. Se invece le rate non saranno rimborsate, si verrà registrati nella lista, ma le informazioni saranno conservate solo 12 mesi, sempre che i pagamenti in quel periodo tornino regolari.
Il sistema prevede che più grave è il ritardo nei pagamenti, più lungo sarà il periodo di permanenza nel registro dei cattivi pagatori e quindi il tempo in cui si incontreranno difficoltà a ottenere nuovi prestiti. Così, se il ritardo nei pagamenti si protrae per 3 o più rate, la registrazione nell’elenco durerà per 24 mesi. Il caso più grave riguarda il mancato rimborso del finanziamento o ritardi davvero eccessivi: si raggiungono così i 36 mesi di permanenza nell’elenco dei cattivi pagatori, a partire dalla data in cui si sarebbe dovuto estinguere il prestito, il periodo più lungo possibile.