Prestiti

Prestito della speranza Prestito della speranza

Prestito della speranza

Il prestito della speranza è un servizio di accesso al credito fornito dalla Conferenza Episcopale Italiana, un’organizzazione che riunisce i vescovi della Chiesta Cattolica. La CEI ha lanciato da alcuni anni delle agevolazioni per l’accesso al credito dei cittadini e delle famiglie più disagiate, in modo da favorire l’inclusione sociale ed economica. Fra gli strumenti messi a disposizione dalla CEI figura anche un fondo di garanzia, lanciato nel 2009, alimentato da soggetti istituzionali e privati, che consente alle persone in difficoltà che si rivolgono a questa istituzione di ricevere condizioni agevolate per ottenere un finanziamento.

Il prestito della speranza della Caritas è indirizzato a favorire il reinserimento lavorativo di chi abbia perso il lavoro o il lancio di un’attività lavorativa autonoma: si tratta dunque di un prestito finalizzato alla creazione di posti di lavoro. Infatti, il finanziamento può essere richiesto per attività di formazione e di riqualificazione professionale. In questo modo, la persona in difficoltà può acquisire nuove competenze a condizioni agevolate e aumentare le proprie possibilità di trovare un nuovo lavoro o crearsene uno in proprio. Di fatto, il finanziamento può servire a finanziare la frequenza di corsi di formazioni e simili strumenti.

Il prestito può essere richiesto da persone fisiche (precari, giovani senza lavoro, disoccupati), famiglie disagiate e microimprese, magari in condizione di avvio o ristrutturazione. Per poter ottenere il prestito bisogna recarsi presso la sede più vicina della Caritas diocesana. I documenti per il prestito della speranza variano a seconda di chi inoltra la richiesta. Nel caso di persone fisiche, bisogna presentare:

  • una certificazione ISEE;
  • copia della documentazione rilasciata da ASL, INPS o altro ente pubblico sulla condizione di disagio, malattia o invalidità;
  • in caso di disoccupazione, la lettera di licenziamento o l’iscrizione alle liste di disoccupazione.

In caso di microimprese, invece, bisogna presentarsi con:

  • partita IVA e iscrizione alla Camera di Commercio;
  • bilancio degli ultimi 3 anni;
  • business plan del rilancio dell’attività professionale o della start-up;
  • il DURC.

A questo punto, le banche aderenti al prestito della speranza saranno contattate dal personale a cui vi siete rivolti e dovrebbero fornire finanziamenti agevolati, grazie alle garanzie fornite dal fondo della CEI.