Prestiti

Finanziamenti imprenditoria femminile
I finanziamenti per l’imprenditoria femminile sono prestiti specificatamente rivolti alla nascita o all’ampliamento di attività economiche gestite dalle cittadine in Italia. Si tratta molto spesso di finanziamenti agevolati che mirano a sostenere una categoria sociale che può incontrare numerose difficoltà nell’accesso al credito. In generale, i nuovi imprenditori spesso devono fare ricorso a specifici bandi di finanziamento per le imprese, che ne facilitino l’attività produttiva. Per le donne, sono previste specifiche forme di prestito, eventualmente con agevolazioni ulteriori, rispetto a un tasso di interesse vantaggioso o garanzie fornite da un ente pubblico.
I fondi per l'imprenditoria femminile, rivolti alle donne che vogliono lanciarsi nel mondo imprenditoriale, sono erogati per lo più dalle Regioni. Per questo motivo, le caratteristiche del singolo bando di finanziamento (tasso di interesse, importo, durata dell’eventuale periodo di rimborso, modalità di erogazione) dipendono dalla Regione che fornisce il prestito. Le autorità pubbliche regionali decidono quali e quanti bandi pubblicare sulle base delle specifiche esigenze del loro territorio: in ogni caso, il sostegno all'imprenditoria femminile è di competenza regionale.
La principale tipologia di aiuti e agevolazioni è costituita dai prestiti a fondo perduto. La caratteristica che differenzia questi finanziamenti dai tradizionali prestiti personali o alle imprese è data dal fatto che non richiedono la restituzione del capitale ottenuto in prestito. Solitamente, il prestito a fondo perduto costituisce una parte del capitale ricevuto, mentre il resto potrebbe richiedere una tradizionale procedura di rimborso, con relativo riconoscimento di un tasso di interesse.
Un’agevolazione alternativa al fondo perduto è invece basata su una riduzione delle imposte da pagare. A fronte dell’ottenimento del finanziamento, si prevede dunque che l’impresa, in sede di dichiarazione dei redditi, potrà usufruire di una detrazione dall’imposta lorda su determinati costi legati alla sua attività produttiva.
Per poter accedere a questi finanziamenti per l’imprenditoria femminile è necessario che l’impresa richiedente dimostri una certa ‘componente femminile’: deve essere dunque una ditta individuale gestita da sole donne, una cooperativa gestita al 60% da donne, una società di capitali con quote di partecipazione per i 2/3 in mano a donne o, infine, un’impresa, un consorzio, un’associazione, un servizio di consulenza o assistenza con quote in mano femminile per almeno il 70%.
I fondi per l'imprenditoria femminile, rivolti alle donne che vogliono lanciarsi nel mondo imprenditoriale, sono erogati per lo più dalle Regioni. Per questo motivo, le caratteristiche del singolo bando di finanziamento (tasso di interesse, importo, durata dell’eventuale periodo di rimborso, modalità di erogazione) dipendono dalla Regione che fornisce il prestito. Le autorità pubbliche regionali decidono quali e quanti bandi pubblicare sulle base delle specifiche esigenze del loro territorio: in ogni caso, il sostegno all'imprenditoria femminile è di competenza regionale.
La principale tipologia di aiuti e agevolazioni è costituita dai prestiti a fondo perduto. La caratteristica che differenzia questi finanziamenti dai tradizionali prestiti personali o alle imprese è data dal fatto che non richiedono la restituzione del capitale ottenuto in prestito. Solitamente, il prestito a fondo perduto costituisce una parte del capitale ricevuto, mentre il resto potrebbe richiedere una tradizionale procedura di rimborso, con relativo riconoscimento di un tasso di interesse.
Un’agevolazione alternativa al fondo perduto è invece basata su una riduzione delle imposte da pagare. A fronte dell’ottenimento del finanziamento, si prevede dunque che l’impresa, in sede di dichiarazione dei redditi, potrà usufruire di una detrazione dall’imposta lorda su determinati costi legati alla sua attività produttiva.
Per poter accedere a questi finanziamenti per l’imprenditoria femminile è necessario che l’impresa richiedente dimostri una certa ‘componente femminile’: deve essere dunque una ditta individuale gestita da sole donne, una cooperativa gestita al 60% da donne, una società di capitali con quote di partecipazione per i 2/3 in mano a donne o, infine, un’impresa, un consorzio, un’associazione, un servizio di consulenza o assistenza con quote in mano femminile per almeno il 70%.



