Mutui

Tasso di sconto BCE
Il tasso di sconto BCE è l’indice di riferimento per molti mutui a tasso variabile, i cui interessi seguono l’andamento di questo tasso internazionale. Il tasso di sconto è uno dei principali strumenti a disposizione della Banca Centrale Europea (BCE) per influenzare l’economia e l’andamento dei mercati finanziari: esso infatti misura il tasso di interesse che le banche pagano per prendere in prestito denaro dalla BCE per finanziare le proprie operazioni, come le erogazioni di prestiti e mutui. Di conseguenza, più è costoso per le banche prendere a prestito denaro, più questi istituti di credito richiederanno una remunerazione elevata ai propri clienti.
Il tasso di sconto BCE ha sostituito, nei Paesi che hanno adottato l’euro come l’Italia, quello che in passato era conosciuto come tasso di sconto ufficiale (TUS), che misurava allo stesso modo i costi di finanziamento delle banche. La BCE può utilizzare il tasso in due modi: alzando il tasso, si provoca una cosiddetta “stretta creditizia” perché aumentano i costi per tutti gli operatori (dalle banche che prendono a prestito dalla BCE, ai clienti, che si vedono aumentato il tasso sulle proprie operazioni e le riducono); al contrario, ridurre il valore del tasso significa favorire la circolazione del denaro, perché le banche si finanzieranno più facilmente e potranno richiedere ai clienti tassi più accessibili. Proprio negli ultimi anni, il tasso BCE è ai minimi storici.
Quali sono le conseguenze pratiche di queste dinamiche finanziarie per i consumatori? Chi subisce maggiormente le fluttuazioni del tasso di sconto sono i titolari di un mutuo a tasso variabile. Ricordiamo infatti un mutuo può avere un tasso di interesse fisso o variabile: nel primo caso, gli interessi rimangono sempre uguali su tutte le rate di rimborso, mentre con un tasso variabile si modificano nel tempo, seguendo l’andamento di alcuni indici di riferimento internazionali. Fra questi, i principali sono proprio il tasso di sconto BCE e l’Euribor, una misura del costo che le banche sostengono quando prendono a prestito depositi da altri istituti di credito.
Bisogna infine ricordare che gli interessi di un mutuo a tasso variabile non coincidono precisamente con il valore del tasso di sconto BCE in vigore in quel momento (la Banca Centrale rivede i tassi ogni 3 mesi, qui potete trovarne l’andamento storico): la banca infatti imporrà sempre il pagamento di uno spread, pari alla differenza fra il tasso pagato dal cliente e quello sostenuto dalla banca. Questa differenza costituisce il profitto dell’istituto di credito.
Il tasso di sconto BCE ha sostituito, nei Paesi che hanno adottato l’euro come l’Italia, quello che in passato era conosciuto come tasso di sconto ufficiale (TUS), che misurava allo stesso modo i costi di finanziamento delle banche. La BCE può utilizzare il tasso in due modi: alzando il tasso, si provoca una cosiddetta “stretta creditizia” perché aumentano i costi per tutti gli operatori (dalle banche che prendono a prestito dalla BCE, ai clienti, che si vedono aumentato il tasso sulle proprie operazioni e le riducono); al contrario, ridurre il valore del tasso significa favorire la circolazione del denaro, perché le banche si finanzieranno più facilmente e potranno richiedere ai clienti tassi più accessibili. Proprio negli ultimi anni, il tasso BCE è ai minimi storici.
Quali sono le conseguenze pratiche di queste dinamiche finanziarie per i consumatori? Chi subisce maggiormente le fluttuazioni del tasso di sconto sono i titolari di un mutuo a tasso variabile. Ricordiamo infatti un mutuo può avere un tasso di interesse fisso o variabile: nel primo caso, gli interessi rimangono sempre uguali su tutte le rate di rimborso, mentre con un tasso variabile si modificano nel tempo, seguendo l’andamento di alcuni indici di riferimento internazionali. Fra questi, i principali sono proprio il tasso di sconto BCE e l’Euribor, una misura del costo che le banche sostengono quando prendono a prestito depositi da altri istituti di credito.
Bisogna infine ricordare che gli interessi di un mutuo a tasso variabile non coincidono precisamente con il valore del tasso di sconto BCE in vigore in quel momento (la Banca Centrale rivede i tassi ogni 3 mesi, qui potete trovarne l’andamento storico): la banca infatti imporrà sempre il pagamento di uno spread, pari alla differenza fra il tasso pagato dal cliente e quello sostenuto dalla banca. Questa differenza costituisce il profitto dell’istituto di credito.



