Mutui

Pignoramento prima casa
Il pignoramento della prima casa in caso di insolvenza del proprietario è un argomento molto dibattuto, data l’importanza degli immobili per gli italiani. In Italia infatti si riconosce un grande valore, economico e simbolico, all’abitazione di proprietà, come dimostrano le continue discussioni circa la tassazione sulla prima casa. Per questo motivo, l’applicazione di alcune normative europee a riguardo ha provocato molte polemiche. Facciamo chiarezza sui rischi che corrono i proprietari di casa in difficoltà con i pagamenti.
Bisogna chiarire subito un particolare che potrebbe preoccupare molti cittadini: ad oggi, non esiste un reale divieto all’espropriazione forzata della prima casa, ossia il suo pignoramento, da parte di creditori privati. Fra questi compaiono ovviamente le banche. Ricordiamo che questa operazione prevede un atto giudiziario con cui i beni del debitore insolvente vengono messi in vendita e il ricavato viene assegnato ai creditori, secondo un certo ordine di priorità. Fra i beni che possono essere oggetto di questa procedura potrebbe ricadere anche l’abitazione di proprietà.
Tuttavia, ci sono molti limiti a questa possibilità. Innanzitutto, è intervenuta una sentenza della Corte di Giustizia europea che ha posto un freno a molte richieste delle banche. La sentenza n. C-34/13 ha sancito infatti che il pignoramento è vietato, grazie all'intervento di un giudice, quando nel contratto fra il creditore (la banca) e il debitore sono presenti delle clausole abusive, così definite da un’apposita direttiva europea (la direttiva 93/13CEE). Quali sono queste clausole? Non ne esiste un elenco dettagliato e sarà dunque il giudice di volta in volta a stabilire se siano presenti o meno nel contratto. In particolare, sono considerate abusive le disposizioni contrattuali che creino un eccessivo squilibrio a favore della banca, soprattutto se sono state scritte senza alcuna discussione con il debitore che è stato costretto ad accettarle per ottenere il prestito o il mutuo.
Proprio i mutui ipotecari sono quelli che potrebbero costituire il principale pericolo di espropriazione, dato che l’ipoteca è proprio una garanzia che consentirebbe alla banca di rivalersi sulla casa in caso di insolvenza. Il rischio di pignoramento della prima casa scatterebbe nel caso di ripetuti mancati pagamenti delle rate da parte del mutuatario. La domanda riguarda quante rate si possano mancare prima di essere in pericolo di espropriazione. Le attuali proposte legislative porterebbero il limite a 18 mensilità: ma la legge potrebbe cambiare ancora, ricordando poi la possibilità di rinegoziare il mutuo. L’importante è sapere comunque che il pignoramento non è mai automatico.
Bisogna chiarire subito un particolare che potrebbe preoccupare molti cittadini: ad oggi, non esiste un reale divieto all’espropriazione forzata della prima casa, ossia il suo pignoramento, da parte di creditori privati. Fra questi compaiono ovviamente le banche. Ricordiamo che questa operazione prevede un atto giudiziario con cui i beni del debitore insolvente vengono messi in vendita e il ricavato viene assegnato ai creditori, secondo un certo ordine di priorità. Fra i beni che possono essere oggetto di questa procedura potrebbe ricadere anche l’abitazione di proprietà.
Tuttavia, ci sono molti limiti a questa possibilità. Innanzitutto, è intervenuta una sentenza della Corte di Giustizia europea che ha posto un freno a molte richieste delle banche. La sentenza n. C-34/13 ha sancito infatti che il pignoramento è vietato, grazie all'intervento di un giudice, quando nel contratto fra il creditore (la banca) e il debitore sono presenti delle clausole abusive, così definite da un’apposita direttiva europea (la direttiva 93/13CEE). Quali sono queste clausole? Non ne esiste un elenco dettagliato e sarà dunque il giudice di volta in volta a stabilire se siano presenti o meno nel contratto. In particolare, sono considerate abusive le disposizioni contrattuali che creino un eccessivo squilibrio a favore della banca, soprattutto se sono state scritte senza alcuna discussione con il debitore che è stato costretto ad accettarle per ottenere il prestito o il mutuo.
Proprio i mutui ipotecari sono quelli che potrebbero costituire il principale pericolo di espropriazione, dato che l’ipoteca è proprio una garanzia che consentirebbe alla banca di rivalersi sulla casa in caso di insolvenza. Il rischio di pignoramento della prima casa scatterebbe nel caso di ripetuti mancati pagamenti delle rate da parte del mutuatario. La domanda riguarda quante rate si possano mancare prima di essere in pericolo di espropriazione. Le attuali proposte legislative porterebbero il limite a 18 mensilità: ma la legge potrebbe cambiare ancora, ricordando poi la possibilità di rinegoziare il mutuo. L’importante è sapere comunque che il pignoramento non è mai automatico.



