Mutui

Decreto mutui
Il decreto mutui 2016 è stato approvato ad aprile 2016 dal governo e prevede un nuovo limite dopo il quale la banca può effettuare il pignoramento dell’immobile ipotecato. La forma più diffusa di mutuo in Italia, infatti, è quello ipotecario: questo finanziamento prevede che, per facilitare l’accesso al credito di chi intende acquistare una casa, l’immobile oggetto del finanziamento sia utilizzato come garanzia nei confronti della banca. L’ipoteca è una garanzia reale, che rassicura l’istituto di credito sulla possibilità di rifarsi dell’esposizione affrontata nell’erogazione del mutuo.
La domanda che molti si pongono riguarda proprio quando scatta l’esproprio dell’immobile, spesso si tratta della prima casa, ipotecato in caso di mancati pagamenti delle rate da parte del mutuatario. Quindi, quando la banca può pignorare la casa? Il decreto mutui 2016 stabilisce che questa misura sia possibile solo dopo 18 rate non pagate. Infatti, superata questa soglia, il mutuatario risulta inadempiente rispetto ai suoi obblighi contrattuali e quindi può rischiare l’esproprio dell’abitazione. Si tratta comunque di un miglioramento rispetto alle proposte precedenti, che invece fissavano questa soglia a 7 rate non versate, un periodo decisamente più breve.
Le categorie di mutuo a cui si applicano queste nuove norme sul pignoramento sono i mutui ipotecari su immobili residenziali, ma anche quelli finalizzati all’acquisto o alla conservazione della proprietà su un terreno o su un immobile progettato o edificato. Inoltre, se i proventi della vendita del bene ipotecato superano il valore del debito maturato, l’eccedenza spetta di diritto al consumatore. Se invece sono inferiori, ci si può accordare affinché la vendita del bene estingua l’intero debito.
L’approvazione del decreto mutui introduce però anche altre novità, volte a una maggiore tutela del consumatore. Innanzitutto, si impone alle banche l’obbligo di esporre in maniera chiara tutte le informazioni riguardanti il finanziamento e gli oneri a carico dell’utente: questo deve avvenire tramite un Prospetto informativo europeo standardizzato, il Pies, in cui sono descritte tutte le informazioni precontrattuali, ossia tutti i dati relativi al mutuo che si intende sottoscrivere, in modo da garantire il più elevato grado possibile di trasparenza.
Le banche sono poi chiamate a una maggiore chiarezza per quanto riguarda il TAEG, il tasso annuo effettivo globale: il decreto richiede chiaramente che il cliente sia informato nel modo migliore possibile sulle modalità di calcolo di questo tasso di interesse, che non conteggia solo gli interessi, ma anche tutte le spese accessorie (fra cui istruttoria, registro, assicurazione, ma non gli oneri notarili). In generale, il decreto mutui 2016 definisce i criteri di trasparenza, correttezza e diligenza che le banche dovrebbero adottare.
La domanda che molti si pongono riguarda proprio quando scatta l’esproprio dell’immobile, spesso si tratta della prima casa, ipotecato in caso di mancati pagamenti delle rate da parte del mutuatario. Quindi, quando la banca può pignorare la casa? Il decreto mutui 2016 stabilisce che questa misura sia possibile solo dopo 18 rate non pagate. Infatti, superata questa soglia, il mutuatario risulta inadempiente rispetto ai suoi obblighi contrattuali e quindi può rischiare l’esproprio dell’abitazione. Si tratta comunque di un miglioramento rispetto alle proposte precedenti, che invece fissavano questa soglia a 7 rate non versate, un periodo decisamente più breve.
Le categorie di mutuo a cui si applicano queste nuove norme sul pignoramento sono i mutui ipotecari su immobili residenziali, ma anche quelli finalizzati all’acquisto o alla conservazione della proprietà su un terreno o su un immobile progettato o edificato. Inoltre, se i proventi della vendita del bene ipotecato superano il valore del debito maturato, l’eccedenza spetta di diritto al consumatore. Se invece sono inferiori, ci si può accordare affinché la vendita del bene estingua l’intero debito.
L’approvazione del decreto mutui introduce però anche altre novità, volte a una maggiore tutela del consumatore. Innanzitutto, si impone alle banche l’obbligo di esporre in maniera chiara tutte le informazioni riguardanti il finanziamento e gli oneri a carico dell’utente: questo deve avvenire tramite un Prospetto informativo europeo standardizzato, il Pies, in cui sono descritte tutte le informazioni precontrattuali, ossia tutti i dati relativi al mutuo che si intende sottoscrivere, in modo da garantire il più elevato grado possibile di trasparenza.
Le banche sono poi chiamate a una maggiore chiarezza per quanto riguarda il TAEG, il tasso annuo effettivo globale: il decreto richiede chiaramente che il cliente sia informato nel modo migliore possibile sulle modalità di calcolo di questo tasso di interesse, che non conteggia solo gli interessi, ma anche tutte le spese accessorie (fra cui istruttoria, registro, assicurazione, ma non gli oneri notarili). In generale, il decreto mutui 2016 definisce i criteri di trasparenza, correttezza e diligenza che le banche dovrebbero adottare.



