Mutui
Cos'è il tasso d'ingresso?
Cos'è il tasso d'ingresso?
Cos’è il tasso d’ingresso del mutuo? Si tratta del tasso di interesse applicato inizialmente a un finanziamento per l’acquisto di un immobile. La principale finalità del mutuo è infatti l’acquisto di un’abitazione (anche se esistono varie tipologie di mutuo con finalità differenti) e, per finanziare questa operazione, la banca che eroga il prestito richiede il pagamento di un tasso di interesse al proprio cliente. Il tasso può essere fisso o variabile: bisogna fare comunque attenzione al tasso d’ingresso e ad eventuali sue variazioni.
Un mutuo a tasso fisso stabilisce che il tasso di interesse applicato alle rate di rimborso del capitale non cambi mai per tutta la durata del piano di ammortamento: questo significa che il consumatore può essere tranquillo circa la regolarità dei propri pagamenti. Questo meccanismo di calcolo implica che il tasso iniziale corrisponderà a quello poi applicato anche alle rate successive, detto tasso a regime (a meno che non si tratti di un mutuo con opzione).
Più delicato il calcolo degli interessi nel caso del tasso d’ingresso di un mutuo a tasso variabile. Gli interessi su questo finanziamento infatti non sono fissi e si modificano nel tempo, seguendo l’andamento di alcuni indici di riferimento a livello internazionale, come il tasso BCE e, soprattutto, l’Euribor. La banca chiederà quindi il pagamento di questo tasso con l’aggiunta di uno spread, che corrisponde al suo profitto. Il tasso variabile costituisce quindi di per sé una potenziale fonte di instabilità dei pagamenti (anche se in un’epoca di tassi ai minimi storici appare senza dubbio conveniente rispetto a quello fisso), a cui si aggiunge l’elemento di rischio costituito dal tasso d’ingresso.
Bisogna infatti fare molta attenzione alle offerte di un tasso d’ingresso eccessivamente basso, ad esempio intorno all’1%: questo potrebbe infatti costituire una promozione per attirare nuovi clienti, ma probabilmente non corrisponderà al tasso a regime, che sarà, come minimo, gravato da uno spread e quindi sarà più alto. Se si accetta un mutuo a tasso variabile, con un tasso iniziale molto basso, bisogna essere consapevoli che probabilmente questo non durerà molto, solitamente tre – sei mesi, e poi potrebbe aumentare.
Quindi, per confrontare al meglio fra loro le offerte del mutuo, è bene non chiedersi solamente che cos'è il tasso d’ingresso, ma considerare l’entità dello spread e del tasso a regime, magari sotto forma di TAEG, un indice che conteggia anche le spese accessorie.
Un mutuo a tasso fisso stabilisce che il tasso di interesse applicato alle rate di rimborso del capitale non cambi mai per tutta la durata del piano di ammortamento: questo significa che il consumatore può essere tranquillo circa la regolarità dei propri pagamenti. Questo meccanismo di calcolo implica che il tasso iniziale corrisponderà a quello poi applicato anche alle rate successive, detto tasso a regime (a meno che non si tratti di un mutuo con opzione).
Più delicato il calcolo degli interessi nel caso del tasso d’ingresso di un mutuo a tasso variabile. Gli interessi su questo finanziamento infatti non sono fissi e si modificano nel tempo, seguendo l’andamento di alcuni indici di riferimento a livello internazionale, come il tasso BCE e, soprattutto, l’Euribor. La banca chiederà quindi il pagamento di questo tasso con l’aggiunta di uno spread, che corrisponde al suo profitto. Il tasso variabile costituisce quindi di per sé una potenziale fonte di instabilità dei pagamenti (anche se in un’epoca di tassi ai minimi storici appare senza dubbio conveniente rispetto a quello fisso), a cui si aggiunge l’elemento di rischio costituito dal tasso d’ingresso.
Bisogna infatti fare molta attenzione alle offerte di un tasso d’ingresso eccessivamente basso, ad esempio intorno all’1%: questo potrebbe infatti costituire una promozione per attirare nuovi clienti, ma probabilmente non corrisponderà al tasso a regime, che sarà, come minimo, gravato da uno spread e quindi sarà più alto. Se si accetta un mutuo a tasso variabile, con un tasso iniziale molto basso, bisogna essere consapevoli che probabilmente questo non durerà molto, solitamente tre – sei mesi, e poi potrebbe aumentare.
Quindi, per confrontare al meglio fra loro le offerte del mutuo, è bene non chiedersi solamente che cos'è il tasso d’ingresso, ma considerare l’entità dello spread e del tasso a regime, magari sotto forma di TAEG, un indice che conteggia anche le spese accessorie.