Mutui

Mutui subprime
Negli ultimi anni si è molto sentito parlare dei mutui subprime, soprattutto in relazione alla grave crisi economica partita dal sistema finanziario di Wall Street e che ha colpito le economie di gran parte dei paesi occidentali. Ma cosa sono i mutui subprime?
Si tratta di mutui ad alto rischio, sia per il creditore sia per il debitore, che venivano concessi a soggetti a cui solitamente non viene dato un prestito: non solo a chi non aveva modo di fornire un anticipo, ma anche a persone con evidenti problemi di solvibilità (ad esempio con lavoro precario) o con una pregressa storia di insolvenza. Si sa, infatti, che alla richiesta di un prestito si devono fornire all’istituto di credito con cui ci si relaziona determinate garanzie e una di queste riguarda il proprio passato creditizio. Chi in passato, cioè, non ha assolto ai propri debiti (di ogni tipo, dalle rate per il leasing dell’auto fino al canone d’affitto) non potrà avere molto facilmente accesso a un prestito.
I mutui subprime quindi si caratterizzano per il profilo del debitore, tant’è che vengono anche definiti B-Paper, near-prime o second chance, proprio per indicare quello che in Italia chiameremmo un prestito di “serie B”. A fronte dell’elevatissimo rischio di insolvenza di questi prestiti, i creditori applicavano tassi di interesse molto alti (in particolare dopo le prime rate, più ridotte) oppure concedevano finanziamenti a copertura di quelli già emessi.
In questo modo gli agenti delle finanziarie potevano incassare le loro provvigioni e i mutui subprime andavano ad alimentare il sistema delle cartolarizzazioni: gli operatori di Wall Street rivendevano questi mutui, dopo averli divisi in quote, in pacchetti azionari chiamati ABS (Asset Backed Security, cartolarizzazioni coperte dalle case date in garanzia) che venivano a loro volta rivenduti in altri pacchetti, di cui si potevano incassare gli interessi e in cui finivano altri prodotti finanziari “scadenti” o molto rischiosi, come i CDO (Collateralized Debt Obligation) obbligazioni che hanno come garanzie “collaterali” un debito. Questo complesso sistema, una volta imploso, ha decretato la fine di grandissime società finanziarie statunitensi, come la Lehman Brothers, e ha generato nel 2008 la crisi del mercato finanziario mondiale che tutti conoscono.
Ma i mutui subprime esistono in Italia? Se è vero che la crisi partita dagli Stati Uniti ha investito anche il nostro paese, è anche vero che il mondo finanziario europeo e italiano ha solo parzialmente adottato questi sistemi creditizi. In Italia, comunque esistono altre forme di credito a soggetti “a rischio”, in questo caso non si parla di mutui subprime, ma di mutui senza anticipo, di prestiti ai cattivi pagatori o ai protestati, casi molto particolari per cui gli istituti di credito creano finanziamenti appositamente pensati.
Si tratta di mutui ad alto rischio, sia per il creditore sia per il debitore, che venivano concessi a soggetti a cui solitamente non viene dato un prestito: non solo a chi non aveva modo di fornire un anticipo, ma anche a persone con evidenti problemi di solvibilità (ad esempio con lavoro precario) o con una pregressa storia di insolvenza. Si sa, infatti, che alla richiesta di un prestito si devono fornire all’istituto di credito con cui ci si relaziona determinate garanzie e una di queste riguarda il proprio passato creditizio. Chi in passato, cioè, non ha assolto ai propri debiti (di ogni tipo, dalle rate per il leasing dell’auto fino al canone d’affitto) non potrà avere molto facilmente accesso a un prestito.
I mutui subprime quindi si caratterizzano per il profilo del debitore, tant’è che vengono anche definiti B-Paper, near-prime o second chance, proprio per indicare quello che in Italia chiameremmo un prestito di “serie B”. A fronte dell’elevatissimo rischio di insolvenza di questi prestiti, i creditori applicavano tassi di interesse molto alti (in particolare dopo le prime rate, più ridotte) oppure concedevano finanziamenti a copertura di quelli già emessi.
In questo modo gli agenti delle finanziarie potevano incassare le loro provvigioni e i mutui subprime andavano ad alimentare il sistema delle cartolarizzazioni: gli operatori di Wall Street rivendevano questi mutui, dopo averli divisi in quote, in pacchetti azionari chiamati ABS (Asset Backed Security, cartolarizzazioni coperte dalle case date in garanzia) che venivano a loro volta rivenduti in altri pacchetti, di cui si potevano incassare gli interessi e in cui finivano altri prodotti finanziari “scadenti” o molto rischiosi, come i CDO (Collateralized Debt Obligation) obbligazioni che hanno come garanzie “collaterali” un debito. Questo complesso sistema, una volta imploso, ha decretato la fine di grandissime società finanziarie statunitensi, come la Lehman Brothers, e ha generato nel 2008 la crisi del mercato finanziario mondiale che tutti conoscono.
Ma i mutui subprime esistono in Italia? Se è vero che la crisi partita dagli Stati Uniti ha investito anche il nostro paese, è anche vero che il mondo finanziario europeo e italiano ha solo parzialmente adottato questi sistemi creditizi. In Italia, comunque esistono altre forme di credito a soggetti “a rischio”, in questo caso non si parla di mutui subprime, ma di mutui senza anticipo, di prestiti ai cattivi pagatori o ai protestati, casi molto particolari per cui gli istituti di credito creano finanziamenti appositamente pensati.



