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Norme antiriciclaggio
Le norme antiriciclaggio sono un insieme di leggi nazionali e internazionali mirate a combattere il riciclaggio, ossia l’utilizzo legale di risorse illecite. Il riciclaggio è un fenomeno molto diffuso laddove sono presenti organizzazioni criminali che sfruttano i proventi delle loro attività illegali, investendole in iniziative e imprese completamente lecite. Questo investimento serve a ripulire i fondi ottenuti illegalmente, in quanto quando le risorse vengono utilizzate per finanziare un’attività legale diventano molto meno rintracciabili. La normativa antiriciclaggio ha dunque l’obiettivo di combattere queste pratiche rendendole più complicate.
Le disposizioni sull’antiriciclaggio in Italia risalgono alla legge 197 del 91, una normativa che sistematizza gli interventi dello Stato contro questa pratica illegale. Durante il corso degli anni, tuttavia, la legislazione su questa materia ha conosciuto numerose modifiche, sia per il recepimento di direttive europee, sia per interventi di politica economica volti a limitare il riciclaggio. Vediamo dunque gli interventi più recenti che integrano la legge 197/91 sull’Antiriciclaggio.
Dal primo punto di vista, quello dell’accoglimento di nuovi obblighi discendenti dalle direttive dell’Unione Europea, segnaliamo il decreto legislativo 231 del 2007 che ha imposto un obbligo di collaborazione ai professionisti che si occupano di certificare o gestire le transazioni di denaro. In particolare, con tale legge antiriciclaggio queste figure professionali sono oggi chiamate a registrare con attenzione i dati identificativi dei propri clienti e segnalare eventuali operazioni rilevanti alle autorità competenti. Più recentemente, una nuova direttiva europea, la 2015/949/CE, ha rilanciato questo obbligo di verifica legittima della clientela, concedendo l’accesso ai registri pubblici anche ad attività commerciali che gestiscono operazioni in contanti da più di 10.000 euro (2.000 se sono operatori nel gioco d’azzardo).
Riguardo invece le norme antiriciclaggio inserite nelle più ampie manovre di politica economica, bisogna ricordare l’importanza dei limiti all'utilizzo del contante, lo strumento preferito da chi vuole riciclare denaro, perché non tracciabile. Nel 2011, questo limite era stato limitato ad operazioni da 1.000 euro: sopra questa soglia, non si poteva pagare più in contanti. Ora, con la Legge di Stabilità 2016, il limite è stato innalzato a 3.000 euro, tranne che per i pagamenti della pubblica amministrazione e i money transfer.
Le disposizioni sull’antiriciclaggio in Italia risalgono alla legge 197 del 91, una normativa che sistematizza gli interventi dello Stato contro questa pratica illegale. Durante il corso degli anni, tuttavia, la legislazione su questa materia ha conosciuto numerose modifiche, sia per il recepimento di direttive europee, sia per interventi di politica economica volti a limitare il riciclaggio. Vediamo dunque gli interventi più recenti che integrano la legge 197/91 sull’Antiriciclaggio.
Dal primo punto di vista, quello dell’accoglimento di nuovi obblighi discendenti dalle direttive dell’Unione Europea, segnaliamo il decreto legislativo 231 del 2007 che ha imposto un obbligo di collaborazione ai professionisti che si occupano di certificare o gestire le transazioni di denaro. In particolare, con tale legge antiriciclaggio queste figure professionali sono oggi chiamate a registrare con attenzione i dati identificativi dei propri clienti e segnalare eventuali operazioni rilevanti alle autorità competenti. Più recentemente, una nuova direttiva europea, la 2015/949/CE, ha rilanciato questo obbligo di verifica legittima della clientela, concedendo l’accesso ai registri pubblici anche ad attività commerciali che gestiscono operazioni in contanti da più di 10.000 euro (2.000 se sono operatori nel gioco d’azzardo).
Riguardo invece le norme antiriciclaggio inserite nelle più ampie manovre di politica economica, bisogna ricordare l’importanza dei limiti all'utilizzo del contante, lo strumento preferito da chi vuole riciclare denaro, perché non tracciabile. Nel 2011, questo limite era stato limitato ad operazioni da 1.000 euro: sopra questa soglia, non si poteva pagare più in contanti. Ora, con la Legge di Stabilità 2016, il limite è stato innalzato a 3.000 euro, tranne che per i pagamenti della pubblica amministrazione e i money transfer.



