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Legge 236
Legge 236
La legge 236 del 1993 prevede alcune forme di finanziamento agevolato per le nuove imprese lanciate da giovani imprenditori con meno di 35 anni. La formazione dei giovani e il loro inserimento nel mondo lavorativo, anche tramite il lancio di un’attività imprenditoriale, era già una priorità per il mercato del lavoro italiano al momento dell’approvazione della norma, nel 1993, ma lo è diventata ancora di più negli ultimi anni di crisi economica. Per questo motivo, gli strumenti messi a disposizione da questa normativa sono validi tuttora e sono stati mantenuti per sostenere l’accesso ad un'attività d'impresa.
La legge 236/93 sui finanziamenti alle nuove imprese è rivolta solamente ad alcune categorie di società, ossia le aziende che offrono servizi ad altre imprese e ad altri soggetti privati che rispettino alcuni requisiti. Fra questi, i titolari dell’attività devono avere tutti un’età compresa fra i 18 e i 35 anni, o comunque i 2/3 devono avere fra i 18 e i 29 anni. Inoltre, le imprese che possono essere supportate devono trovarsi in un’area geografica considerata depressa: in particolare, la legge n. 236 è rivolta a imprese i cui soci siano residenti in Sicilia, Calabria, Sardegna, Puglia, Basilicata o Campania. Infine, l’impresa nascente dovrà essere occupata nel settore del turismo, della fruizione di beni culturali, della tutela ambientale o dell’innovazione tecnologica.
I finanziamenti a cui le aziende nascenti possono avere accesso arrivano fino alla soglia di 516.000 euro. Le spese finanziabili riguardano innanzitutto gli studi di fattibilità, fra cui compaiono anche le analisi di mercato (che può costare al massimo il 2% dell’investimento) oppure l’acquisto di un terreno (fino al 40% dell’investimento iniziale). Si possono poi finanziare opere edilizie (acquisto di immobili o ristrutturazioni) oppure l’acquisto di impianti, macchinari o attrezzature. Infine, si possono utilizzare queste risorse per l’acquisizione di beni materiali e immateriali pluriennali che però siano collegati all’attività produttiva.
Le modalità del finanziamento vengono stabilite dalle Regioni, ma in generale la legge 236 richiede che una parte del sostegno, fino a circa il 50% dell’investimento dell’impresa, consista in prestito a fondo perduto. Un’altra componente considerevole della spesa potrà invece essere sostenuta tramite un mutuo a tasso agevolato, che offre un tasso di interesse anche molto più basso rispetto a quello che richiedere una banca in una situazione analoga.
La legge 236/93 sui finanziamenti alle nuove imprese è rivolta solamente ad alcune categorie di società, ossia le aziende che offrono servizi ad altre imprese e ad altri soggetti privati che rispettino alcuni requisiti. Fra questi, i titolari dell’attività devono avere tutti un’età compresa fra i 18 e i 35 anni, o comunque i 2/3 devono avere fra i 18 e i 29 anni. Inoltre, le imprese che possono essere supportate devono trovarsi in un’area geografica considerata depressa: in particolare, la legge n. 236 è rivolta a imprese i cui soci siano residenti in Sicilia, Calabria, Sardegna, Puglia, Basilicata o Campania. Infine, l’impresa nascente dovrà essere occupata nel settore del turismo, della fruizione di beni culturali, della tutela ambientale o dell’innovazione tecnologica.
I finanziamenti a cui le aziende nascenti possono avere accesso arrivano fino alla soglia di 516.000 euro. Le spese finanziabili riguardano innanzitutto gli studi di fattibilità, fra cui compaiono anche le analisi di mercato (che può costare al massimo il 2% dell’investimento) oppure l’acquisto di un terreno (fino al 40% dell’investimento iniziale). Si possono poi finanziare opere edilizie (acquisto di immobili o ristrutturazioni) oppure l’acquisto di impianti, macchinari o attrezzature. Infine, si possono utilizzare queste risorse per l’acquisizione di beni materiali e immateriali pluriennali che però siano collegati all’attività produttiva.
Le modalità del finanziamento vengono stabilite dalle Regioni, ma in generale la legge 236 richiede che una parte del sostegno, fino a circa il 50% dell’investimento dell’impresa, consista in prestito a fondo perduto. Un’altra componente considerevole della spesa potrà invece essere sostenuta tramite un mutuo a tasso agevolato, che offre un tasso di interesse anche molto più basso rispetto a quello che richiedere una banca in una situazione analoga.