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Decreto legislativo 231/2007 nuove norme antiriciclaggio
Il decreto legislativo 231/2007 sulle nuove norme antiriciclaggio impone ad alcune categorie professionali l’obbligo di collaborazione per la prevenzione dal riciclaggio. Il riciclaggio è illegale e consiste nell’investimento in attività lecite di denaro ottenuto invece illecitamente, in quanto frutto di un reato. È possibile riciclare denaro o beni investendo, ad esempio, in proprietà immobiliari o attività produttive legali. Il decreto legislativo recepisce alcune direttive europee in materia di antiriciclaggio e introduce alcune novità riguardanti la lotta a questo fenomeno, anche con finalità antiterrorismo.
Questo intervento legislativo del 2007 introduce un obbligo di collaborazione per certe categorie professionali, in particolare quelle che, come i notai o le banche, sono chiamate a certificare e gestire passaggi di denaro o di proprietà. Questa collaborazione può essere passiva: in questo caso, si intima ai professionisti di conoscere con certezza la propria clientela e conservare i documenti che attestano le transazioni. Questo controllo deve essere rivolto nei confronti del titolare della transazione, ma, nel caso in cui ci si occupi anche di persone giuridiche, come le aziende, anche del cosiddetto titolare effettivo, ossia la persona all'interno dell’organizzazione che beneficia o comunque è titolare dell’operazione economica.
Questa opera di controllo va effettuata raccogliendo le informazioni sullo scopo e la natura del rapporto che viene posto in essere dal cliente (chi si rivolge al professionista) e, soprattutto, tramite un’attenta registrazione di quanto avvenuto. La registrazione avviene sull’Archivio Unico Informatico (AUI), il cosiddetto registro antiriciclaggio: una volta inserite le informazioni rilevanti su questo strumento online, i dati sono resi disponibili a tutti i soggetti coinvolti nel sistema antiriciclaggio, in modo da favorirne l’operato.
È poi introdotta anche la collaborazione attiva, che invece dovrebbe spingere a segnalare le attività sospette alle autorità competenti. In generale, si chiede ai professionisti di essere più attenti e responsabili nei confronti delle transazioni di denaro che sono chiamati a gestire, denunciando eventuali attività sospette di riciclaggio. Come capire se un’attività è sospetta? Ai fini del decreto 231/2007 sulle nuove norme antiriciclaggio rientra in questa definizione qualsiasi operazione che per caratteristiche, importo, natura o altra circostanza induca a sospettare di operazioni di riciclaggio o finanziamento del terrorismo.
Questo intervento legislativo del 2007 introduce un obbligo di collaborazione per certe categorie professionali, in particolare quelle che, come i notai o le banche, sono chiamate a certificare e gestire passaggi di denaro o di proprietà. Questa collaborazione può essere passiva: in questo caso, si intima ai professionisti di conoscere con certezza la propria clientela e conservare i documenti che attestano le transazioni. Questo controllo deve essere rivolto nei confronti del titolare della transazione, ma, nel caso in cui ci si occupi anche di persone giuridiche, come le aziende, anche del cosiddetto titolare effettivo, ossia la persona all'interno dell’organizzazione che beneficia o comunque è titolare dell’operazione economica.
Questa opera di controllo va effettuata raccogliendo le informazioni sullo scopo e la natura del rapporto che viene posto in essere dal cliente (chi si rivolge al professionista) e, soprattutto, tramite un’attenta registrazione di quanto avvenuto. La registrazione avviene sull’Archivio Unico Informatico (AUI), il cosiddetto registro antiriciclaggio: una volta inserite le informazioni rilevanti su questo strumento online, i dati sono resi disponibili a tutti i soggetti coinvolti nel sistema antiriciclaggio, in modo da favorirne l’operato.
È poi introdotta anche la collaborazione attiva, che invece dovrebbe spingere a segnalare le attività sospette alle autorità competenti. In generale, si chiede ai professionisti di essere più attenti e responsabili nei confronti delle transazioni di denaro che sono chiamati a gestire, denunciando eventuali attività sospette di riciclaggio. Come capire se un’attività è sospetta? Ai fini del decreto 231/2007 sulle nuove norme antiriciclaggio rientra in questa definizione qualsiasi operazione che per caratteristiche, importo, natura o altra circostanza induca a sospettare di operazioni di riciclaggio o finanziamento del terrorismo.



